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Più vita se c’è prevenzione
A ottobre partirà la campagna per la prevenzione del tumore al seno, e tra il team medico di Aeqium c’è un grande sostenitore: Luigi Salvagno, appassionato oncologo con una storia sorprendente. È lui a spiegarci quanto sia indispensabile agire in tempo

Tutti gli anni della nostra vita sono come una biografia biologica per la diagnosi tumorale. Il fumo delle sigarette, l’eventuale eccesso di alcool, gli alimenti che abbiamo mangiato, gli ambienti dove abbiamo vissuto e abbiamo lavorato: tutti questi dettagli sono in realtà anche i possibili fattori di rischio ambientale che, a poco a poco nel corso del tempo e sommati ad altri fattori di ereditarietà o familiarità, possono dare origine al cancro.

Ecco perché è così importante includere la “prevenzione” nella quotidianità, scegliendo con attenzione lo stile di vita, cosa mangiare, bere o con cosa mettere in contatto la pelle.

Soprattutto per le donne perché secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2020 il tumore più frequentemente diagnosticato è proprio il carcinoma mammario (54.976, pari al 14,6% di tutte le nuove diagnosi di tumore). E anche se il tasso di mortalità è in diminuzione grazie alla prevenzione, l’incidenza è in aumento: oggi 1 donna su 8 si ammala di tumore al seno.

Ne abbiamo parlato con Luigi Salvagno, oncologo e membro del team Aeqium con un Cv incredibile tra cui incarichi nei centri oncologici ad Oxford, Londra, Houston, alla Stanford University e al Memorial Sloan Kettering di New York. A ispirare il suo percorso professionale è stata la biografia di Christiaan Bernard, il chirurgo sudafricano autore del primo trapianto cardiaco. La lesse appena sedicenne, affascinato dalla possibilità di concedere alle persone una vita più lunga.

Dottor Salvagno, ci spiega che cosa significa “prevenire” oggi?
«In campo medico prevenire significa cercare di anticipare con azioni e atti eventi spiacevoli di una certa malattia. Con prevenzione primaria dei tumori si intende mettere in atto dei comportamenti volti proprio a prevenire lo sviluppo del tumore stesso (per esempio, la vaccinazione contro il virus HPV per il tumore del collo dell’utero, il camminare e l’attività fisica, il controllo del peso con una dieta ricca di frutta e verdura) ed eliminarne altri ad alto rischio (il fumo, evitare l’eccessivo uso di alcool, …). Mentre come prevenzione secondaria intendiamo la diagnosi precoce, come la mammografia, volta a diagnosticare precocemente un tumore già instaurato».

A ottobre parte la campagna per la prevenzione del cancro al seno. A chi è rivolta?
«In Italia, lo screening gratuito del tumore al seno riguarda le donne tra i 50 e i 70 anni e prevede una mammografia ogni due anni. In alcune regioni si sta sperimentando anche una fascia di età più ampia a partire dai 45 ai 74 anni. Questo ci permette di diagnosticare tumori piccoli e di intervenire precocemente». Tutte le informazioni sono sul sito https://www.salute.gov.it/

Perché non tutte le donne aderiscono?
«Mentre nel Centro-Nord e nelle grandi città lo screening funziona bene, al Sud e in zone più periferiche capita che per via di una serie di motivi (impegni lavorativi, difficoltà familiari o per situazioni logistiche complesse), la persona ha difficoltà ad aderire alla campagna. Per fortuna, ci sono iniziative a livello locale, come quella dell’Associazione Amiche per la Pelle diretta da Nicola Balestrieri (altro medico chirurgo e oncologo membro del team Aeqium, ndr) che mette a disposizione un camper itinerante per andare incontro alle donne di tutta Italia. Il sito è amicheperlapelle.org».

Quali sono i fattori di rischio primari per il tumore al seno a cui noi donne siamo giornalmente sottoposte?
«A parte l’ereditarietà, che riguarda una percentuale limitata dei tumori, fattori importanti sono la familiarità (presenza di 1 o più casi di tumore in famiglia), fattori di rischio come gli ormoni (inclusi gli estrogeni che assumiamo in perimenopausa e in menopausa), l’abuso di alcool (per la donna, anche 3 bicchieri di vino al giorno incrementano il rischio) e, molto probabilmente, tutti gli inquinanti ambientali. Tutti questi fattori però ci mettono anni per esplicare la loro azione. Ecco perché usare sempre prodotti “clean”, sicuri o naturali tutti i giorni è un bene. Quando visito domando sempre dove si è vissuti, che lavoro si ha fatto, per cercare di capire che cosa è successo prima. Gli epidemiologi, per esempio, lo fanno su grande scala, studiando i singoli elementi e cercando relazioni per suggerire cambiamenti o istruzioni a livello politico e legislativo».

Nella sua esperienza, ha notato se pelle può essere un campanello di allarme di uno stato di salute non più perfetto?
«Generalmente la pelle bella è associata a uno stile di vita sano, al non fumare, all’uso di cosmetici idonei e anche ad azioni protettive come la corretta esposizione al sole. Se c’è una cosa di cui ho evidenza è che in una persona ammalata o sottoposta a terapia antitumorale ha spesso effetti indesiderati anche a livello della cute».

Che cosa pensa delle linee cosmetiche in generale?
«Faccio una premessa. Per la donna con tumore, la paura della terapia va di pari passo con tutta una serie di effetti collaterali della stessa. È in questo contesto che l’immagine diventa una parte essenziale della persona e quindi i cosmetici rivestono un ruolo di grande aiuto per il miglioramento proprio dell’immagine con cui ci si presenta agli altri».

Per questo sostiene l’associazione Amiche per la pelle, che dona assistenza estetica alle pazienti oncologiche?
«Sì. All’interno dell’Associazione, il gruppo “Coccole e Bellezza” è formato da estetiste, truccatrici, massaggiatrici volontarie che arriva in ospedale per prendersi cura dell’aspetto estetico della donna, per ridare fiducia e una prospettiva rosea di vita, per guardare al futuro con serenità».

Perché ha scelto di esser parte del team Aeqium?
«I motivi sono tanti. In primo luogo, penso che affrontare l’aspetto estetico della donna in terapia può aiutarci a intervenire in modo positivo nell’immagine che la persona ha di sé, e quindi, più in generale, nella sua autostima. Poi perché c’è sempre bisogno di prodotti sicuri e buoni per la pelle: li stiamo utilizzando e prescrivendo, e tutti ritornano soddisfatti. Persino le mie figlie. E se li ho consigliati a loro, significa che mi fido, perché sono prodotti molto buoni ed efficaci».

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